A
cura di Francesco Moretti
La
seconda canzone di questo album legata ai ricordi dei due tour del
Nostro insieme a Bob
Dylan è
questa bellissima ballata, intitolata Silver
Eagle.
L’arrangiamento
è essenziale, il tono è malinconico e trasognante, la chitarra
pizzicata del Nostro è minimale, ma ogni nota trasmette sentimenti e
sensazioni intense.
L’argomento
trattato non è né nuovo, né trascendentale.
I
versi, infatti, descrivono le impressioni e i ricordi di un uomo,
protagonista del brano e, probabilmente, musicista in tournée, che
si trova a passare, tardi la notte, durante il viaggio tra una tappa
e l’altra, per la città della sua amata, a poche centinaia di
metri da casa sua, con sensazioni e rimembranze di loro due insieme
che, piano piano, lo avvolgono nel loro viluppo.
Anche
in questo caso il Nostro, probabilmente, ha agito di fantasia,
immaginando tale situazione dalle sue esperienze in tour con il
Menestrello del Minnesota, o forse, ma questa è solo un’ipotesi,
mettendo se stesso o il suo celeberrimo compare nei panni del
protagonista della canzone.
Ma
qualsiasi sia l’ispirazione che ha originato questo brano, la cosa
più importante da fare per rapportarsi nel dovuto modo a Silver
Eagle è
quella di rilassarsi, aprire la mente e lasciarsi trasportare dal
sentimento e dall’immaginazione.
Non
cercate significati nascosti, o espressioni che sottintendono altri
contesti, perché non ce ne sono.
L’unica
spiegazione da dare, per chi legge il testo per la prima volta, è la
descrizione del mezzo di trasporto che dà il titolo alla canzone, un
pullman prodotto in Europa (Germania e Belgio) e Stati Uniti,
adottato dalla compagnia di trasporti americana Continental
Trailways,
concorrente, in quel settore, della più nota Greyhound
Lines Inc.
Il
resto delle liriche di questo brano riguarda le impressioni ed i
ricordi del protagonista, sottoforma di fotografie istantanee degli
scenari che si parano davanti ai suoi occhi, ed ai fari anteriori del
pullman su cui viaggia, cioè semafori verdi, passaggi a livello con
le sbarre in abbassamento, accompagnate dal classico segnale sonoro a
mo’ di campana, il suono in lontananza dei clacson, oppure i
cartelli stradali, di cui scorgi a malapena le indicazioni, per poi
scordartene subito dopo, non appena li vedi passare dietro di te.
Ricordi
di viaggio inframmezzati da altre rimembranze, quelle dei concerti
che hanno luogo nelle varie tappe del tour del protagonista, ognuno
con il proprio pubblico, ottimamente metaforizzato con l’espressione
“mare di volti”, sempre pronto ad applaudire, a sostenere, ad
idolatrare il proprio artista preferito, ma anche a chiedere,
chiedere e chiedere ancora, siano autografi, brani bissati,
fotografie o chissà quale altra richiesta, più o meno fantasiosa.
Tutto
questo ad ogni spettacolo, un contesto anche qui molto ben
metaforizzato, e sempre con un’immagine marina, quella delle onde,
che si ammassano, si innalzano, si infrangono spumeggianti e poi si
ritirano, così come si ammassa all’inizio, poi si ritira alla fine
di ogni concerto il pubblico, rientrando nelle proprie case.
Un’esperienza,
quella del rapporto con il pubblico, che dà certamente
soddisfazione, ma anche stanchezza.
Si
capisce, quindi, come possa essere opportuno qualche momento di
solitudine, magari al buio, durante gli spostamenti tra una città e
l’altra, per ritrovare un poco di serenità e di calma.
E
per pensare ai propri affetti, e a come sarebbe bello essere accanto
a loro, magari proprio mentre si passa a poche centinaia di metri da
dove risiedono.
Concludendo,
consiglio a tutti quanti voi l’ascolto di questa semplice, ma
stupenda ballata, durante un viaggio, magari di notte, proprio come
descritto nel testo, facendo volare la propria immaginazione e
lasciando che la musica dolce e malinconica vi trasporti, con la
memoria, verso colei o colui che vi sono cari, dando un senso sia
alla loro mancanza che, al termine del viaggio stesso, al lungo ed
affettuoso abbraccio del ritorno a casa, ed a tutto quello che ne
seguirà.
Al
prossimo ricordo.
Silver
Eagle
Era
molto tardi, e lei sarebbe andata a dormire,
lui
arrivò e attraversò la sua città,
con
il chiaro di luna agli incroci,
e
la luce verde dei semafori che risplende.
E
con la campana che suona al passaggio a livello,
e
il clacson che si sente da lontano,
e
il suo pullman Silver Eagle che passa
a
mezzo miglio da dove abita lei.
Ai
suoi piedi, un mare di volti,
dimostrano
affetto con il loro amore,
applaudono
e fanno le loro richieste,
e
pregano per benedizioni dall’alto dei cieli.
Come
le onde sciabordanti che, da sempre, si ammassano,
per
infrangersi, spumeggianti, e scivolare via,
ed
il pullman Silver Eagle che passa
a
mezzo miglio da dove abita lei.
I
cartelli stradali scorrono veloci, illuminati dai fari,
ti
sussurrano nomi e restano indietro,
lui
ritrova un po’ di onore nell’oscurità,
e
spera di avere grazia e serenità.
E
poi pensa a come starebbero insieme nello stesso letto,
con
lui che farebbe scorrere le dita nei suoi capelli,
e
si chiede se lei
verrà
mai a sapere che lui era là.
Lyrics
Silver
Eagle
It
was so late and she’d be sleeping,
he
came through her home town,
with
the moonlight on the crossroads,
and
the green light shining down.
And
the bell at the railroad crossing,
and
the horn from far away,
and
his Silver Eagle passing
half
a mile from where she lay.
At
his feet, a sea of faces
make
devotions with their love,
clap
their hands and plead their cases,
call
for blessings from above.
Like
the rolling waves forever massing,
to
crash and foam and creep away,
and
the Silver Eagle passing
half
a mile from where she lay.
Road
signs flow into the headlights,
whisper
names and fall behind,
he
finds some honor in the darkness,
hopes
for grace and peace of mind.
And
he thinks of how they’d lay together,
he’d
run his fingers through her hair,
and
he wonders if she’ll ever
come
to know that he was there.