Come quello del pugilato, protagonista di questa Broken Bones.
Un tema, evidentemente, gradito dal Nostro, che lo ha trattato in svariate canzoni, come Secondary Waltz (sebbene solo alla fine), la bellissima canzone-ritratto Song For Sonny Liston, oppure Today Is Okay.
E che riappare in questo brano blues/rock, dall’arrangiamento essenziale, ma dal testo crudo, diretto e penetrante.
Il protagonista è, appunto, un pugile, ma non uno degli acclamati atleti di fascia alta, spesso in competizione per le tante cinture di campione presenti nei vari circuiti professionistici.
Si tratta, infatti, di un “perditore” o, come vengono più diplomaticamente chiamati questi combattenti, un “collaudatore”.
Ovvero, un lavoratore del ring, che ormai ha da tempo superato, se mai l’ha avuto, il suo periodo migliore, e che però prosegue la sua attività, spesso al solo scopo di sopravvivenza personale o di mantenimento della famiglia, in mancanza di un lavoro meno duro e meglio pagato, e viene, magari, contattato anche con solo una settimana di tempo per allenarsi, quando agli organizzatori serve un rincalzo per un pugile che ha dato forfait per quel particolare evento.
Venendo utilizzato, come scritto poco sopra, per “collaudare” giovani prospetti considerati promettenti dal manager di turno, con l’esito finale, in tanti casi, di una vittoria prima del limite di questi ultimi, con conseguenze spesso sanguinose e, ahimè, talvolta pure mortali.
Scrivo queste cose non solo per averle sentite dire, ma anche per averle approfondite guardando tanti incontri e leggendo libri (pure allenandomi un poco al sacco…), uno di questi intitolato L’Ultimo Round, e scritto dal giornalista bolognese Giuseppe Quercioli, magari impaginato un po’ in fretta e con qualche errore di trascrizione, ma straordinariamente sentito, e trattante le storie tristi di tanti, sia campioni che, appunto, “collaudatori”, saliti sul ring un’ultima volta per non ridiscendervi più, oppure ridiscendervi con menomazioni più o meno gravi.
Tornando alla canzone, il protagonista, che fa anche da narratore della sua storia, sembra quasi essere tratto dal personaggio di Luis “Macigno” Rivera del film Una Faccia Piena Di Pugni, tanta è l’amarezza e la disperazione espressa, raccontando dei tanti e dolorosi colpi che lo hanno scosso e mandato al tappeto, e molte volte, ascoltando il brano, mi sono immaginato la faccia di Anthony Quinn (che interpretava Rivera nel film) mentre cantava, nella mia fantasia, questi versi.
Ma, giustamente, è bene distinguere le emozioni ed i pensieri personali con i fatti oggettivi inerenti l’origine di questa canzone, e noi sappiamo benissimo che il Nostro traspone se stesso e le sue esperienze di vita in situazioni e personaggi sempre diversi, utilizzandoli come espressione metaforica della sua esistenza e dei tanti episodi, belli e brutti, che l’hanno fin qui caratterizzata.
Ed ecco, infatti, la sua spiegazione: