Mark Knopfler - Beryl - Mark Knopfler's World

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Testi e traduzioni


Mark Knopfler
Tracker

Pubblicazione: 17 marzo 2015
Durata: 60 min : 34 sec
Tracce: 11
Etichetta: Mercury, Verve
Produttore: Mark Knopfler e Guy Fletcher
Registrazione: British Grove Studios (Londra), 2013-2014
Formati: CD, LP



Bonus tracks Deluxe Edition

Bonus tracks Limited Edition Box
Oklahoma Ponies (traditional, con liriche di Knopfler) - 5:19

Bonus track Edizione tedesca
Hot Dog - 2:53


A cura di Francesco Moretti

C’è una canzone, presente nell’album, che mi ricorda il suono dei Dire Straits.
Si intitola Beryl, e parla di Beryl Bainbridge.

Questa laconica affermazione del Nostro ci introduce un altro azzeccato esempio di canzone-ritratto, che ora vado a descrivervi.
Beryl Margaret Bainbridge, nata a Liverpool il 21 novembre del 1932, è stata una talentuosa e, spesso, incompresa scrittrice inglese, nota in un primo tempo per le sue novelle a sfondo psicologico, aventi sia come contesto, che come protagonista, la classe lavoratrice inglese dell’epoca, poi anche per i suoi racconti storici, per i quali ha riscosso, più in là nel tempo, un buon successo, sia di critica che commerciale.
Amante della scrittura fin dalla più tenera età (all’età di 10 anni teneva un suo diario, su cui scriveva giornalmente), Bainbridge sviluppò un talento pari alla sua personalità libera e ribelle, che la portò prima ad essere espulsa dalla Merchant Taylors’ Girls’ School, a causa di una poesiola parecchio colorita trovata nel taschino dei suoi pantaloncini da ginnastica (poesiola non scritta da lei, comunque), poi ad abbandonare la Cone-Ripman School di Tring, nell’Hertsfordshire, dove pure era brava in Storia, Inglese ed Educazione Artistica.
La sua vita sentimentale non fu da meno.
Innamoratasi, nello stesso anno in cui lasciò la Cone-Ripman School, di un ex prigioniero di guerra tedesco in attesa di rimpatrio, restò in contatto epistolare con lui, quando il suddetto rimpatrio avvenne, per sei anni, cercando allo stesso tempo di ottenere il permesso di ritorno in Gran Bretagna a scopo matrimoniale, cosa che non riuscì, e che portò la relazione ad interrompersi nel 1953.
L’anno seguente, Beryl sposò l’artista Austin Davies, dal quale ebbe due figli, ma anche una vita matrimoniale piuttosto breve e travagliata (divorziarono definitivamente nel 1959, con un tentativo di suicidio da parte di lei, fortunatamente non andato a buon fine, nel 1958).
Ebbe poi una relazione con il novellista e sceneggiatore scozzese Alan Sharp, dal quale ebbe sia un’altra figlia, l’attrice Rudi Davies, ma, cosa di altrettanta importanza, un forte incoraggiamento e sostegno da parte di lui per la sua carriera di scrittrice in divenire.
Infatti, di lì a poco tempo più tardi, dopo una breve esperienza come attrice televisiva (con una partecipazione alla famosa soap opera britannica Coronation Street), Beryl cominciò a mettere su carta i suoi racconti, all’inizio con alterne fortune.
Il suo primo racconto, intitolato Harriet Said…, infatti, vide la pubblicazione, dopo essere stato rifiutato da diversi editori, solo nel 1972, precisamente cinque e quattro anni dopo l’uscita dei suoi secondo e terzo libro, accolti invece molto bene dalla critica, ma non altrettanto dai lettori.
Durante gli anni ’70, comunque, la sorte cominciò ad essere propizia per la Bainbridge, che pubblicò sette nuovi racconti, il quinto dei quali, intitolato Injury Time, fu insignito del premio Whitbread, in quegli anni un importante riconoscimento per la letteratura popolare britannica, nel 1977.
Tra la fine degli anni ’70 e quella degli anni ’80, la produzione della Bainbridge fu fluente e foriera di alcuni importanti motivi di soddisfazione.
Otto nuove storie videro, infatti, la luce, e due di queste, precisamente Sweet William (uscito nel 1975 ma adattato a sceneggiatura da film dalla stessa Beryl qualche anno più tardi) e An Awfully Big Adventure del 1989, vennero trasposte su pellicola e recitate da attori di gran nome, nello specifico Sam Waterston per il primo, nel 1980, ed il duo Alan Rickman-Hugh Grant per il secondo, nel 1995.
Gli anni ’90 furono quelli della maturità artistica della scrittrice, che cambiò genere letterario, passando alla narrativa storica.
Di quel periodo sono le novelle Every Man For Himself, basato sul tristemente famoso affondamento del Titanic nel 1912, con il quale bissò il premio Whitbread nel 1996, e Master Georgie, ambientato durante la guerra di Crimea, che vinse, invece, il premio James Tait Black Memorial Prize nel 1998.
Il tutto trovando il tempo per ricoprire il ruolo di critica teatrale per la rivista mensile The Oldie, scrivendo, con grande coscienza umana ancor prima che artistica, recensioni estremamente equilibrate, che raramente contenevano stroncature nette, e che venivano pubblicate dopo la fine del ciclo di recite, in modo da non influenzare troppo il giudizio da parte del pubblico.
Il vizio del fumo, che l’accompagnò per tutta la vita, le fece pagare, purtroppo, il prezzo più alto, facendola ammalare di cancro e togliendole la vita il 2 luglio del 2010, all’età di 77 anni, mentre era al lavoro sul romanzo The Girl In The Polka Dot Dress, il cui soggetto era la misteriosa ragazza con il vestito a pois che si supponeva coinvolta nell’assassinio di Robert Kennedy, uscito postumo nel 2011.
Niente da eccepire, quindi, sul valore di questa mirabile scrittrice, nominata peraltro, per i suoi meriti artistici, Dama Dell’Impero Britannico nel 2000.
Eppure, il suo più grande e, almeno formalmente, inspiegabile neo della carriera, è la mancata vittoria di almeno un premio Man Booker Prize For Fiction, quello più prestigioso per gli scrittori britannici, nonostante sia stata nominata per ben cinque volte, e con romanzi assolutamente degni di vincerlo.
Il comitato dei giudici sembrò accorgersi di lei soltanto dopo la sua morte, attribuendole una medaglia d’onore alla memoria.
Una possibile spiegazione di questo assurdo comportamento, che ha dato l’ispirazione al Nostro per questa canzone, ce la dà Knopfler stesso:

Lei era una scrittrice eccezionale, oltreché una donna eccezionale, secondo me.
Ciò che mi ha colpito, a proposito della sua carriera, è il fatto che non vinse mai il premio Booker Prize, nonostante fosse stata candidata più volte a vincerlo, venendo sempre snobbata e trascurata ogni volta.
Bene, mi presi la briga di navigare sul sito internet del premio Booker, per dare un’occhiata alle qualifiche dei vari giudici, sempre presumendo che fossero realmente qualificati per quel tipo di concorso artistico, e scoprii che molti di loro erano laureati in prestigiose università, come Oxford, per esempio.
Beryl, invece, era una ragazza figlia della classe lavoratrice di Liverpool, che non ebbe la possibilità di frequentare l’università, quindi…quindi mi fermo qui, giudicate voi.

Una frase, questa, che ci fa capire ogni cosa.
In questa canzone, che possiamo definire, a tutti gli effetti, una sorella minore di In The Gallery, dedicata, vi ricorderete, al defunto padre, artista di valore anche lui ed anche lui messo da parte e trascurato dai critici, di Steve Phillips, amico di una vita e compagno di avventura musicale del Nostro, Mark esprime tutto il suo sdegno per uno dei difetti più biechi ed insopportabili non solo per quel che riguarda il contesto dell’arte e dei suoi esperti, ma anche di tantissimi altri contesti riguardanti la nostra vita.
Ovvero che una ristretta cerchia di persone, magari solo per il fatto di provenire da ambienti di studio o di lavoro molto altolocati, si arroghi il diritto di decidere chi e che cosa abbia valore in uno specifico campo basandosi soltanto sulla casta di provenienza, che deve essere la loro, oppure una a loro molto vicina, e non sul valore oggettivo delle opere dei giudicati.
Una cosa indegna, questo è certo, ma se ci pensiamo bene, ahimè, quasi “comprensibile”.
In quanto, purtroppo, la storia del mondo è piena di casi di ostracismo come questi, tutti dettati dall’egocentrismo di queste suddette cerchie di persone, ed il contesto dell’arte non è nemmeno quello più critico.
Vi dicono niente, per caso, la politica ed i regimi dittatoriali di nostra memoria? Bene, ci siamo capiti.
Tornando all’argomento arte, un caso analogo per quel che riguarda la letteratura italiana lo possiamo trovare nel favoloso episodio del Mistero Buffo di Dario Fo intitolato Rosa Fresca Aulentissima  Di Ciullo (o Cielo…) D’Alcamo, nel quale il premio Nobel 1997 per la Letteratura satireggia in maniera magistrale su di uno dei componimenti più importanti della poesia popolare giullaresca, nonché sui cosiddetti esperti che ebbero ad “interpretarlo e giudicarlo”.
Se non ne avete ancora avuto modo, ve ne consiglio caldamente la visione.
Concludendo, Beryl è un pungente e stimolante atto di accusa del Nostro, sebbene racchiuso in un arrangiamento musicale veloce ed accattivante atto a creare, come piace a Mark, un contrasto tra le sensazioni di divertimento date dalla musica ed i versi della canzone, invece secchi, diretti ed assai poco indulgenti.
Anche qui, ovviamente, il consiglio di prendere contatto con questo brano è d’obbligo, quindi fatelo, non ve ne pentirete.

Al prossimo ricordo.


Beryl

Beryl era di un altro livello,
quando vinse un premio Booker
era già morta e sepolta.
Dopo tutto quel che aveva dato,
dopo tutto quel che aveva dato.

Beryl, la ignorarono tutte le volte,
quando le diedero il premio Booker
era già morta e sepolta.
Dopo tutto quel che aveva dato,
dopo tutto quel che aveva dato.

Adesso è troppo tardi,
adesso è davvero troppo tardi.
È troppo tardi, giudici incompetenti (1),
è davvero troppo tardi.
È troppo tardi, giudici incompetenti,
è davvero troppo tardi.

Beryl, fu il tabacco a condannarla,
quando le diedero il premio Booker
era già morta e sepolta.
Dopo tutto quel che aveva dato,
dopo tutto quel che aveva dato.

Adesso è troppo tardi,
adesso è davvero troppo tardi.
È troppo tardi, giudici incompetenti,
è davvero troppo tardi.
È troppo tardi, giudici incompetenti,
è davvero troppo tardi.

Beryl era di un altro livello,
quando vinse un premio Booker
era già morta e sepolta.
Dopo tutto quel che aveva dato,
dopo tutto quel che aveva dato.
Dopo tutto quel che aveva dato,
dopo tutto quel che aveva dato.


Lyrics

Beryl

Beryl was on another level,
when she got a Booker medal
she was dead in her grave.
After all she gave,
after all she gave.

Beryl, every time they’d overlook her,
when they gave her a Booker
she was dead in her grave.
After all she gave
after all she gave.

It’s all too late now,
it’s all too late now.
It’s too late, you dabblers (1),
it’s all too late.
It’s too late, you dabblers,
it’s all too late.

Beryl, the tobacco overtook her,
when they gave her a Booker
she was dead in her grave.
After all she gave,
after all she gave.

It’s all too late now,
it’s all too late now.
It’s too late, you dabblers,
it’s all too late.
It’s too late, you dabblers,
it’s all too late.

Beryl was on another level,
when she got a Booker medal
she was dead in her grave.
After all she gave,
after all she gave.
After all she gave,
after all she gave.


(1) …you dabblers… (…giudici incompetenti…):
In realtà, la parola inglese “dabbler” significa “dilettante, colui che fa cose per hobby”.
Ma in questo caso, considerando il contesto trattato, va preso in considerazione il senso spregiativo di quel termine, che sarebbe poi quello di “persona non dotata dei mezzi necessari per riuscire bene in un particolare compito”, quindi incompetente.
Almeno a mio modo di vedere, s’intende.


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