A cura di Francesco Moretti
Se è vero, come è vero, che una parte del materiale musicale presente in questo album prende spunto dai due tour, uno in Europa e l’altro in America, del Nostro insieme a Bob Dylan, ecco che questa My Heart Has Never Changed può esserne indicata come la Prova C, dopo Lights Of Taormina e Silver Eagle.
Una lenta e malinconica ballata, suonata su semplicissimi accordi primari di chitarra acustica, e cantata dal Nostro in modo leggermente calante, quasi a voler inscenare un colloquio con il pubblico (non propriamente un talkin’, come Dylan era solito fare, ma un poco vi somiglia) piuttosto che cantare una canzone, al punto che, se non fosse per il tono inconfondibile della voce di Mark, ci sembrerebbe di ascoltare il Menestrello del Minnesota durante una delle sue leggendarie esibizioni al Greenwich Village negli anni ’60.
Anche l’ambientazione del contesto è molto più dylaniana che knopfleriana, in quanto lo scenario trattato è quello dell’America Profonda, più precisamente quello dello stato del Texas, ma a quello arriveremo in seguito.
È quando arriviamo alla descrizione del protagonista (anzi, dei protagonisti), che, finalmente, troviamo traccia tangibile del bagaglio culturale del Nostro.
Il personaggio principale della canzone è, infatti, un vecchio (così come egli stesso si definisce) camionista, ogni giorno o quasi al volante per guadagnarsi di che vivere (e di quanto siano stati importanti i camionisti di buon cuore durante gli anni adolescenziali di Mark lo ricordate tutti, vero?).
Lo incontriamo mentre si trova, probabilmente, dal meccanico della concessionaria della sua auto, portata lì per un intervento ai freni, in fase di svolgimento e che verrà completato nel giro di poco tempo.
Nell’attesa, una cameriera provvede a rendere confortevole la permanenza con qualche bevanda calda, ed è qui che la vicenda comincia a snodarsi ed a rivelarsi all’ascoltatore.
Questo camionista è stato lasciato da poco dalla compagna (oppure lui l’ha lasciata, non si capisce bene), e questa cameriera, evidentemente, gliela ricorda in qualche particolare.
Ed ecco, allora, affiorare i ricordi.
Le miglia percorse al volante, il sentimento ancora vivo nonostante la separazione, la mente che ricorda il mondo com’era una volta, nel bene e nel male.
Nel male rimembrando l’enorme confusione, ai limiti della violenza, del traffico della Texas State Highway 199 da Jacksboro fino a Fort Worth, nel bene riportando alla memoria gli incontri ad Hell’s Half Acre e le fugaci ore passate a fare l’amore in una delle stanze dei vari alberghi lungo l’attuale Exchange Avenue, ben conscio che nulla dura per sempre, che non è possibile riportare indietro il tempo, ma che tutte quelle cose lì, ogni tanto, fanno sentire la loro mancanza.
Ed il cuore, inteso come stato d’animo, che non è mai cambiato, e sempre si rifiuterà di farlo.
Laddove la gucciniana Autogrill interrompeva il flusso dei ricordi e delle intenzioni del protagonista all’arrivo di una coppia di sorpresa, questa seconda canzone bonus vede l’interruzione dell’incantesimo all’avvicinarsi della cameriera per un’ulteriore tazza di caffè, unita all’annuncio dell’avvenuto termine del lavoro di riparazione.
Bisogna tornare sulla strada, bisogna tornare a vivere.
Ed allora si paga il conto, compresa una generosa mancia per i servigi offerti dalla ragazza, e via, a vedere un altro poco di mondo.
Ma senza che il cuore/stato d'animo si rassegni a cambiare.
Come giudicare questo secondo brano aggiuntivo alla scaletta originale?
A mio modesto modo di vedere, come ad un gradito intermezzo, non propriamente knopfleriano come stile, bensì fortemente influenzato da quello del suo illustre collega premio Nobel.
Gradevole seppure non destinato a venire ricordato in eterno, bello da ascoltare per una riflessione tranquilla e rilassata tra un brano importante e l’altro.
Perché seppure non trascendentale, offre più di uno spunto sul quale meditare, cullati da una musica di grande atmosfera.
Parere personale, s’intende.
Al prossimo ricordo.
Il mio cuore non è mai cambiato
La mia auto è dal meccanico per un lavoretto ai freni,
sarà pronta tra poco,
un qualche cosa della cameriera
mi ha fatto pensare al tuo sorriso.
Le allungo un biglietto da dieci,
provo a leggere il suo nome,
non sono che un vecchio camionista,
uno che si guadagna la paga, in quel modo, ogni giorno (1).
Sa solo il Cielo quante autostrade ho percorso,
da quando non siamo più insieme,
ma il mio cuore non se la sente di lasciarti,
o meglio, tu non lascerai mai il mio cuore.
Ogni tanto posso prendere
qualcosina per calmare il dolore,
ma non esiste granché per il mal d’amore,
ed il mio cuore non è mai cambiato,
il mio cuore non è mai cambiato.
Adesso non c’è più il casino di una volta,
lungo l’Autostrada 199 (2). Niente dura per sempre,
c’è che, ogni tanto, mi manca.
Lei viene a versarmi ancora del caffè,
ma è ora di vedere un altro po’ di mondo,
prendo su la mia ricevuta e le chiavi
e vado a pagare quella ragazza.
La mia mente torna a Hell’s Half Acre (2), ed alle stanze lungo Exchange (2), e gli scenari variano sempre,
ma il mio cuore non è mai cambiato,
il mio cuore non è mai cambiato.
Lyrics