A cura di Francesco Moretti
Il viaggio di ritorno continua, e un’altra nave si profila all’orizzonte..
Questa terza dopo il passaggio di Capo Horn è un veliero talmente bello ed elegante da assomigliare alla nostra Amerigo Vespucci, ed a suonare la carica per l’arrembaggio, invero dolcissima, malinconica e trasognante, è nientepopodimeno che la tromba di Chris Botti.
Ciò che segue è, come recita il titolo, una serenata.
Anzi, un’autentica dichiarazione d’amore del Nostro, non solo per il Radio City Music Hall, ma per l’intera città di New York.
Ma non corriamo troppo veloci.
Con “Radio City Serenade”, Mark ci riporta indietro nel tempo a quelle sonorità tipiche della canzone popolare americana di fine 19º/inizio 20º secolo, i cui autori e produttori più noti avevano stabilito la loro sede nella parte ovest della 28ª Strada, tra la 5ª e la 6ª Avenue a Manhattan, New York, luogo che venne soprannominato “Tin Pan Alley”.
L’origine di questa curiosa denominazione (letteralmente “Vicolo Della Padella Di Stagno”) pare derivare dal suono quasi metallico dei pianoforti, spesso modificati con strisce di carta sulle corde per dare loro un timbro più netto, che proveniva dalle finestre delle sale di prova di allora, e finì per dare il nome all’intera industria musicale newyorkese di quel periodo, specializzata nella scrittura di canzoni e nella stesura e stampa di spartiti.
Per esemplificare al meglio l’importanza di quel movimento, sappiate che a Tin Pan Alley sono legati, ad esempio, i nomi dei grandi compositori George Gershwin e Irving Berlin.
Difatti, a partire dall’inizio della canzone (si sente chiaramente il La dell’orchestra, seguito subito dopo dall’attacco di pianoforte), all’ascoltatore sembra di trovarsi di fronte ad una delle vecchie registrazioni di allora, provenienti dai teatri, dalle sale di registrazione di allora, o dai vecchi vinili a 78 giri che venivano letti, col loro caratteristico fruscio, dai fonografi a tromba.
Ciò che ne segue, accompagnata dalla National di Mark, è una prova di affetto nei confronti della Grande Mela, descritta dal Nostro come un’amorevole ragazza sempre pronta ad accoglierti tra le braccia, nonostante i lunghi periodi di assenza.
E tra i tanti richiami, diretti o figurati, ai luoghi caratteristici di quella metropoli, ecco citato il Radio City Music Hall, con la sua inconfondibile e riconoscibilissima insegna luminosa, situato al Rockefeller Center in Midtown Manhattan e soprannominato “L’Attrazione Turistica Della Nazione”.
Finito di costruire nel 1932, ha ospitato, negli anni, i concerti di tanti famosi artisti della musica (Ray Charles, B.B. King, Ella Fitzgerald, John Denver, Sting e Roger Waters, solo per fare qualche nome), ed è diventato il quartier generale, sempre nel 1932, del famosissimo corpo di ballo di precisione chiamato “The Rockettes”.
Fondato nel 1925 a St. Louis, nello stato del Missouri, si esibisce periodicamente al Radio City Music Hall fin dall’anno della sua costruzione, divenendo famoso soprattutto per le sue spettacolari coreografie mostrate nel “Radio City Christmas Spectacular”, lo show natalizio annuale che viene tenuto laggiù, tra le quali spicca la “Parata Dei Soldatini Di Legno” (”Parade Of The Wooden Soldiers”), uno stupendo balletto in costume basato sulla sinfonia scritta dal compositore tedesco Leon Jassel nel 1897.
Ascoltiamo il Nostro mandare un bacio all’inconfondibile sagoma di quel magnifico teatro, condividiamo i suoi complimenti alla bellezza e alla bravura della sua Rockette preferita, soprattutto ci uniamo spiritualmente al suo abbraccio figurato a quell’ambiente ricolmo di vitalità e ci sembra di essere lì anche noi, immersi in quell’incessante rumore di fondo fatto di motori, clacson e sirene, mentre, naso all’insù, guardiamo in estasi le cime dei grattacieli.
Aggiungiamo, come la classica ciliegina sulla torta, le lodi per la stupenda vista sul fiume Hudson (anche qui un fiume, guarda caso…), e cosa concludiamo?
Che tra il Nostro e la Grande Mela non poteva che essere amore a prima vista, e che il versetto finale “Noi due ci intendiamo alla perfezione” rappresenta il giusto suggello a quel sentimento.
E quando la tromba di Chris Botti ripete, a fine brano, il suo lungo assolo, pur sapendo che quell’atmosfera quasi fatata sta per dissolversi, siamo coscienti che, al suono dell’accordo finale, usciamo da questa esperienza arricchiti, nel profondo dell’anima.
E ora riprendi la navigazione, Capitano, le miglia da percorrere sono ancora tante…
Serenata per Radio City
Non hai bisogno di carte di credito per sapere quanto ti fanno sentire bene,
l’ululato del vento dai ponti, i marciapiedi rinforzati in acciaio.
Sono seduto sul marciapiede, con una festa da organizzare,
che tu possa non cambiare mai.
Sto via quando voglio, ma lei mi riaccoglie sempre,
non conosco altra ragazza che mi abbia sopportato così tanto (1).
Ogni soldato ferito ha bisogno di una signora con una luce,
che lo aiuti durante la notte (2).
Così mando un bacio a Radio City, la mia sagoma preferita,
oh, sei così graziosa, mia bellissima Rockette.
Hai il mio abbraccio, e i clacson che si sentono attraverso la città,
e c’intendiamo - noi due c’intendiamo alla perfezione.
Ce l’abbiamo una vista sul fiume? Sì, e questa è in cima alla lista (3).
Ho la mente piena di te, e di whisky Irish Mist.
So di dovere tanto a quella signora vicino al mare,
che ancora è lì a cercarmi (4).
Così mando un bacio a Radio City, la mia sagoma preferita,
oh, sei così graziosa, mia bellissima Rockette.
Hai il mio abbraccio, e i clacson che si sentono attraverso la città,
e c’intendiamo - noi due c’intendiamo alla perfezione.
Hai il mio abbraccio, e i clacson che si sentono attraverso la città,
e c’intendiamo - noi due c’intendiamo alla perfezione.
Noi due c’intendiamo alla perfezione.
Lyrics
Radio City Serenade
You’ve got to have no credit cards to know how good it feels,
the howling of the bridges, the sidewalks bound with steel.
Sitting on the sidewalk, with a party to arrange,
may you never change.
I stay out when i want to, still she takes me back,
don’t know another girl would cut me so much slack (1).
Every wounded soldier needs a lady with a light,
to help him through the night (2).
So blow a kiss to Radio City, my forever silhouette,
oh, you are so pretty, my beautiful Rockette.
You’ve got my arms, and the crosstown horns,
going on - we’ve got it going on.
Have i got you a river view? This one tops the list (3).
Got a head full of you, and Irish Mist.
I know i owe it to the lady by the sea,
who still looks out for me (4).
So blow a kiss to Radio City, my forever silhouette,
oh, you are so pretty, my beautiful Rockette.
You’ve got my arms, and the crosstown horns,
going on - we’ve got it going on.
You’ve got my arms, and the crosstown horns,
going on - we’ve got it going on.
We’ve got it going on.