A cura di Francesco Moretti
Terzo assalto di questa lunga traversata, e qui navighiamo in acque gradite al Nostro.
Perché se è vero che, per Mark, il Paradiso è un luogo dove il delta del Mississippi incontra quello del fiume Tyne, ed il blues incontra la musica folk, questo brano può benissimo essere una tappa del viaggio verso di esso.
Come detto, questo è un blues, anzi un bluesaccio, come direbbe Guccini, il cui contesto è un tormentone abituale delle canzoni di Knopfler, cioè l’inesperienza e l’inadeguatezza delle giovani leve d’oggi, unite alla loro supponenza, paragonate alle lunghe, alacri e spesso dolorose tappe della gavetta delle generazioni precedenti.
E in questo caso, il Nostro non manca di ironia salace, assumendo un atteggiamento che, personalmente, condivido.
Cioè non spreca troppo fiato in consigli o rimproveri a scopo d’insegnamento, ma prende atto della spavalderia del suo giovane interlocutore e lo invita a far seguire i fatti alle parole.
Con la raccomandazione finale di andare per il mondo, e per vedere di conquistarsi una posizione in esso, a patto che se ne possiedano i requisiti, e soprattutto per rendersi conto di quanto sia difficile viverci, e di quanti rospi bisogna ingoiare per mettere da parte quell’indispensabile esperienza di vita che ti aiuta ad affrontarlo.
Senza scordarsi di “mettere il cappello”, cioè di cercare di proteggere se stessi in ogni momento.
Nelle recensioni lette in Rete su questo brano, alcuni giornalisti del settore non apprezzano l’eccessiva lunghezza (più di cinque minuti) e la ripetitività (si resta per quasi tutto il tempo sul riff di chitarra suonato sull’accordo di Do), al punto di affermare che questa canzone sembra sempre più lunga ad ogni ascolto.
Personalmente non mi sento di dare loro tutti i torti, ma affermo, allo stesso tempo, che una durata così prolungata favorisce, specialmente nei concerti dal vivo, giri di fraseggi ed assoli pressoché infiniti, specie quelli suonati con la chitarra bottleneck dal Nostro, particolarmente adatti a questo tipo di musica.
Quindi ben venga anche questo “Don’t Forget Your Hat” ad arricchire la stiva del Nostro corsaro preferito.
Non ti scordare il cappello
Beh, guarda fuori dalla finestra,
mai visto piovere così tanto.
Faresti meglio ad andare alla stazione,
se vuoi prendere quel treno.
Addio, credo sia tutto.
Ehi, ehi, non ti scordare il cappello.
Beh, non sei tu a dare gli ordini,
non sei tu a fare le regole.
Non sei tu a pagarne le conseguenze (1), non paghi nemmeno il carburante che consumi.
Addio, credo sia tutto.
Ehi, ehi, non ti scordare il cappello.
Beh, c’è un intero mondo là fuori,
vai e prendilo, se puoi.
Ne devi fare di strada,
prima di diventare un uomo.
Addio, credo sia tutto.
Ehi, ehi, non ti scordare il cappello.
Lyrics
Don't forget your Hat
Well, look out the window,
never saw so much rain.
You better get down to the station,
if you want to catch that train.
So long, i guess that’s that.
Hey, hey, don’t forget your hat.
Well, you don’t call the action,
you don’t make the rules.
You don’t pay the piper (1), you don’t even pay the fuel.
So long, i guess that’s that.
Hey, hey, don’t forget your hat.
Well, it’s a big old world out there,
go get it, if you can.
You got a ways to go,
before you get to be a man.
So long, i guess that’s that.
Hey, hey, don’t forget your hat.