Mark Knopfler - All the Roadrunning - Mark Knopfler's World

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Testi e traduzioni


Mark Knopfler & Hammylou Harris
All the Roadrunning

Artista: Mark Knopfler, Emmylou Harris
Tipo album: Studio
Pubblicazione: 2006
Durata: 51 min 00 sec
Tracce: 12
Etichetta: Warner Brothers, Mercury
Produttore: Mark Knopfler e Chuck Ainlay
Registrazione: 1999 - 2006 in più sessioni di registrazione




A cura di Francesco Moretti

L’undicesima traccia è anche la title track del disco.
E l’accezione trattata è quella della passione, che spinge le persone (gli artisti, in questo caso) a viaggiare, o meglio, a “correre per strada”.
Una passione che il Nostro descriverà ancora meglio un anno più tardi, in quella mirabile canzone che è “Let It All Go” (“Non una mia decisione, ma visioni fiammeggianti, espressioni che risuonano nella mente, una voce potentissima, un desiderio vulcanico, un fuoco inestinguibile, non è una questione di avere scelta…”).
Ed il testo, stavolta, mostra uno spaccato reale della vita di tutti i giorni dei musicisti di quella che, ancora oggi, incautamente chiamiamo musica leggera, parla delle varie componenti di quel mestiere, è ricco di termini tecnici e gergali di quell’ambiente, e trasuda ampiamente del senso di passione e piacere provato da questi ultimi, al di là degli indubbi e notevoli ritorni economici.
Questo nonostante le folle ai concerti non capiscano sempre il dolore che questo mestiere comporta, nonostante lo sforzo, che deve essere sempre massimo perché è quella la vita che hai scelto di fare, nonostante il rischio e la paura di fallire (se vuoi arrampicarti sui muri puoi solo farlo velocemente, i muri saranno sempre più alti, e chi non se la sente è meglio faccia dell’altro), molto grandi entrambi.
Alla fine della storia, essere costantemente in giro, secondo chi narra, diventa piacevole, al punto di voler continuare fin quando sarà possibile farlo, e che ci saranno giorni come quelli, fatti di spostamenti via aria o terra, prove, concerti, camerini e documenti di clausole finché esisterà la capacità, da parte dell’uomo, di sognare.
Perché “se tutto questo vien fatto per niente, tutta questa strada è stata percorsa invano.”


Tutto il correre per strada

Un milione di miglia, le nostre ruote vagabonde
hanno percorso, sotto le nuvole.
Ci stanno contando i secondi per l’inizio dello spettacolo,
quando faremo sul serio con le folle.
A loro dobbiamo miglia di volo, ma non vengono gratis,
e non danno alcun peso al tuo dolore.
Ma se tutto questo vien fatto per niente,
tutto il correre per strada è stato fatto invano.

I battiti ai bordi dei rullanti (1) piovono come colpi di cannone
e tuonano contro il muro.
C’è un uomo in ogni angolo,
ed ognuno di loro sta dando il massimo.
Ma è questo quel che mi fa stare bene, è questa casa mia (2),
quindi non mi sentirai mai lamentarmi.
E se tutto questo vien fatto per niente,
tutto il correre per strada è stato fatto invano.

Tutto il correre per strada,
tutto il correre per strada.

Beh, se sei incline ad arrampicarti sui muri,
puoi farlo solo velocemente e sempre più in alto.
E coloro che non amano il pericolo, presto
troveranno qualcosa di diverso da provare.
E quando ti rimane soltanto un tintinnio nelle orecchie
ed un eco lungo i viali della memoria,
se tutto questo vien fatto per niente,
tutto il correre per strada è stato fatto invano.

Tutto il correre per strada,
tutto il correre per strada.

Lo spettacolo sta facendo i bagagli, mi siedo e guardo
il luna park che lascia la città.
Non faccio certo finta di non andare matta
per questo essere, costantemente, in giro.
Così come lo sono per le foto del tuo vecchio “Muro Della Morte” (3), che ancora conservi,
e che mi hai fatto vedere, una volta, in aereo.
Ma se tutto questo vien fatto per niente,
tutto il correre per strada è stato fatto invano.

Ho un milione di miglia di cielo vagabondo
percorse sopra le nuvole,
e sono ancora il tuo uomo con cui andare in giro,
fino a quando ci sarà permesso farlo.
Ci sarà un elenco di clausole (4), ci sarà un muro da arrampicare,
fino a quando esisterà qualcuno in grado di sognare.
E se tutto questo vien fatto per niente,
tutto il correre per strada è stato fatto invano.

Tutto il correre per strada,
tutto il correre per strada.
Tutto il correre per strada,
tutto il correre per strada.


Lyrics

All the Roadrunning

A million miles, our vagabond wheels
clocked up, beneath the clouds.
They’re counting down to show time,
when we do it for real with the crowds.
Air miles are owing, but they don’t come for free,
and they don’t give you any for pain.
But if it’s all for nothing,
all the roadrunning has been in vain.

The rim shots
(1) come down like cannon fire
and thunder off the wall.
There’s a man in every corner,
and each one is giving his all.
But this is my piper, this is my drum
(2),
so you never will hear me complain.
And if it’s all for nothing,
all the roadrunning has been in vain.

All the roadrunning,
all the roadrunning.

Well, if you’re inclined to go up on the wall,
it can only be fast and high.
And those who don’t like the danger, soon
find something different to try.
And when there is only a ring in your ears
and an echo down memory lane,
then if it’s all for nothing,
all the roadrunning has been in vain.

All the roadrunning,
all the roadrunning.

The show’s packing up, i sit and watch
the carnival leaving town.
There’s no pretending that i’m not a fool
for riding around and around.
Like the pictures you keep of your old wall of death
(3)
you showed me one time on a plane.
But if it’s all for nothing,
all the roadrunning has been in vain.

I’ve a million miles of vagabond sky
clocked up above the clouds,
and i’m still your man for the roaming,
for as long as there’s roaming allowed.
There’ll be a rider
(4) and there’ll be a wall
as long as the dreamer remains,
and if it’s all for nothing,
all the roadrunning has been in vain.

All the roadrunning,
all the roadrunning.


(1) I battiti ai bordi dei rullanti (Rim shots): Nel linguaggio tecnico dei suonatori di batteria, i rim shots sono quei colpi di rullante dove le bacchette del batterista colpiscono, oltreché la pelle del tamburo, anche il bordo inferiore (rim) dello stesso.
Il suono così ottenuto è più secco, chiaro e tagliente, e si sposa benissimo con i generi musicali come il rock, il blues e il pop in generale.
(2) Ma è questo che mi fa stare bene, è questa casa mia... (But this is my piper, this is my drum…): No, pifferaio e tamburo, questa volta, non c’entrano.
Secondo il dialetto Cockney (almeno per quel che riguarda la seconda espressione, per la prima non ne sono certo), con la parola “Piper”, in contesti simili a quello descritto nella strofa, si intende uno stato di benessere e contentezza, mentre con “Drum” si intende il proprio domicilio o, più semplicemente, casa propria nel senso di posto in cui ci si sente al sicuro e a proprio agio (Bello, il mestiere di traduttore. Peccato abbia come effetti collaterali quello di parlare un po’ troppo frequentemente con le varie divinità, e non sempre nel modo più appropriato…).
(3) Muro Della Morte (Wall Of Death): Il Muro Della Morte, o Wall Of Death, è una specie di ballo (o “Mosh”, come viene chiamato in gergo) praticato ai concerti metal, dove il pubblico si divide in due sezioni, separate tra loro da uno spazio vuoto di una decina di metri.
Ad un segnale prestabilito, che può essere uno dei versi importanti della canzone oppure addirittura l’ordine, urlato a piena voce dal cantante del gruppo, le due sezioni partono di corsa l’una verso l’altra, allo scopo di scontrarsi nel mezzo dello spazio vuoto.
Invenzione abbastanza recente, il Wall Of Death è stato creato, si dice, dal gruppo hardcore punk Sick Of It All, e reso famoso da quello dei Chimaira nel 2003, che lo hanno soprannominato “Metal Moses” per la somiglianza con il noto episodio della divisione delle acque invocata da Mosè per far fuggire il suo popolo dall’Egitto.
Ma l’esempio più famigerato di tutti pare essere quello messo in atto dalla band dei Lamb Of God, durante la canzone Black Label.
Dopo diversi episodi concernenti spettatori feriti, anche gravemente, al cantante Randy Blythe fu proibito di incitare il Wall Of Death.
Per chi, tra voi che leggete, fosse curioso di vedere il funzionamento di questo “passatempo”, la Rete ed i media sociali sono pieni di filmati a riguardo.
Buona visione…
(4) Ci sarà un elenco di clausole… (There’ll be a rider…): E vai, altra chicca!
Nessun fantino, ciclista o motociclista, come in un primo momento ero pronto a trascrivere, bensì… clausole contrattuali!
Nel gergo legale, infatti, i “rider” sono tutte quelle clausole condizionali o speciali che vengono aggiunte ad un normale contratto tra due parti, su specifica richiesta di una di esse, allo scopo di rendere le condizioni dell’accordo maggiormente favorevoli.
E per quel che riguarda il contesto della musica leggera? Presto detto!
Il “rider”, in un contratto di un musicista, è l’elenco di tutte quelle clausole riguardanti le richieste particolari dell’artista in questione, spesso le più strane.
Che però, essendo parte di un regolare contratto legale, devono essere onorate.


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