A cura di Francesco Moretti
Eccoci alla tappa numero nove di questo piccolo viaggio, con una canzone apparentemente semplice e di poco conto, ma in realtà di interesse per tutte le persone, che ha per argomento la negazione di qualcosa, in questo caso di un sentimento.
Lascio la parola al Nostro per una breve descrizione:
“Credo che la negazione (di qualche cosa) sia un soggetto comune a tante vite esistenti, e ‘Whoop De Doo’ vada a descrivere un po’ più da vicino questo argomento.
In un certo modo si tratta, quando qualcuno mostra e rende palese questo atteggiamento, di un buon esercizio di recitazione, e ‘Whoop De Doo’, a mio modesto parere, è una canzone che parla di un protagonista della negazione.
Almeno, io la vedo così.”
Ed, in effetti, il “protagonista” è un uomo, che ha da poco lasciato (o è stato appena lasciato) dalla persona che ama, e che nega le pene e la prostrazione che lo attanagliano sforzandosi di apparire felice e sicuro di sé, concludendo le proprie affermazioni con questa esclamazione onomatopeica di finta contentezza, quando invece il suo stato d’animo è cupo e triste.
Salvo poi, parlando dei cambiamenti in meglio dopo l’interruzione del rapporto, rivelare trattarsi di cosette di non gran conto, mentre il nocciolo della questione, cioè la tristezza data dall’assenza, rimane più reale che mai.
Al punto di far dire al protagonista che sarebbe pronto a tutto, pur di far felice la sua lei, e in questo caso, l’esclamazione è di contentezza vera.
La domanda che nasce spontanea è: perché, allora, questi atteggiamenti?
L’unica risposta che mi viene in mente, ovviamente dal mio punto di vista di uomo, è il voler difendere a tutti i costi il nostro orgoglio dall’idea del fallimento e della sofferenza ad esso dovuta, quando invece, forse, bisognerebbe affrontare la situazione con un poco più di umiltà e comprensione.
Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…
Morale della storia?
Il percorso dell'amore è spesso lungo e tortuoso, con tanti possibili episodi poco piacevoli.
Non facciamo finta che non esistano, ma affrontiamoli da persone adulte, confidandoci e confrontandoci, se necessario.
Il nostro Shangri La è fatto anche di questo, non domentichiamolo.