Mark Knopfler - Postcards from Paraguay - Mark Knopfler's World

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Testi e traduzioni


Mark Knopfler
Shangri-La

Pubblicazione: 28 settembre 2004
Durata: 66 min
Tracce: 14
Etichetta: Warner Brothers, Mercury
Produttore: Mark Knopfler e Chuck Ainlay
Registrazione: 2004, Shangri-la studio di Malibu, California




A cura di Francesco Moretti

Giungiamo alla doppia cifra, per quel che riguarda le tappe di questo viaggio, e questa decima tappa ci porta dritti in Sudamerica, precisamente in Paraguay.
Paraguay? Cosa c’entra, con lo Shangri-La?
Lo stato del Paraguay (il cui nome significa, paradossalmente, “l’oceano che va verso l’acqua”) non ha sbocco al mare, ha una superficie totale di poco più di 400 chilometri quadrati, confina a nord con la Bolivia, ad est con il Brasile, ed a sud e ovest con l’Argentina.
Conta circa sette milioni di abitanti, ha per capitale Asunciòn, e la sua bandiera ha una peculiarità unica al mondo, avendo le due facce diverse (il disegno centrale, con il logo e il titolo del paese da una parte e il leone dall’altra). Mah, niente di trascendentale.
Il testo della canzone parla di una persona, diciamo così, non molto perbene, ma con il potere di “firmare gli assegni”, quindi di muovere ingenti quantità di denaro, avere troppe pretese (forse facendo troppi debiti, il che mi ha portato a pensare, inizialmente, ad un famigerato crac che ha riguardato una grande azienda della mia città...), sottrarre grandi quantità di denaro da una banca e, come lui stesso ha modo di dire, “essere costretto a rubare a Pietro, per pagare ciò che doveva restituire a Paolo”, pur non avendo, a suo dire, nessuna intenzione di imbrogliare o truffare nessuno.
E, non potendo restare nel suo paese ad affrontare le conseguenze delle sue cattive azioni, sceglie la via della fuga in Paraguay, dal quale, per tante ragioni, non manderà cartoline, per timore di venire scoperto.
Attinenze, a dire il vero, ce ne sarebbero, ma se veramente MK intendesse nominare l’episodio da me citato prima, perché parlare di una fuga del colpevole, che non ci fu? E perché proprio in Paraguay, con tutti i posti che ci sono a disposizione? Boh.
Chiedo chiarimenti al Nostro per avere le idee un po’ più chiare, e mi sento rispondere:
“Ho immaginato un individuo, che ha perduto la retta via, rubare e fuggire con il bottino. Di recente, qualcuno mi ha suggerito che questo album, almeno parzialmente, parla di chi si guadagna da vivere onestamente e con fatica, contro coloro che fanno fortuna mediante guadagni di natura oscura e sospetta. Forse, questo argomento mi è rimasto particolarmente in mente, in questi giorni di crimine organizzato.”

Prendo atto di questa dichiarazione, la accetto, ma il dubbio permane nella mia mente, soprattutto per due cose, la scelta di quel particolare paese e la necessità di non dover farsi scoprire, ad ogni costo.
Ed allora mi prendo un rischio, e bello grosso, pure.
Quello di dare una mia interpretazione, assolutamente personale e discutibile, del contesto di questa canzone.
A me, il Paraguay fa venire in mente tre cose.
La prima è ODESSA (Organisation Der Ehemaligen SS-Angehörigen, Organizzazione degli ex membri delle SS), una rete di ex gerarchi e criminali nazisti fuggitivi, organizzata verso la fine della Seconda Guerra Mondiale da un gruppo di ex ufficiali delle SS con l’aiuto e la collaborazione di altri soggetti, per consentire la fuga dei gerarchi nazisti principalmente in America Latina, soprattutto in Argentina e Paraguay.
La seconda è Nueva Germania, un centro abitato paraguayano situato nel dipartimento di San Pedro, a circa 297 chilometri dalla capitale, fondato il 23 agosto del 1887 da Bernhard Förster, marito di Elisabeth Nietzsche e quindi cognato del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche.
Egli, convinto sostenitore già a quei tempi della presunta superiorità della razza ariana, aveva in animo la costituzione di una colonia popolata da “puri appartenenti a quella razza”, lontana dall’influenza degli ebrei, che egli aborriva, e per qualche motivo aveva ritenuto l’odierna Nueva Germania particolarmente adatta al suo scopo.
L’esperimento non riuscì, Förster morì suicida nel 1889 e la moglie rientrò in Germania quattro anni dopo.
La terza, la più importante, è in realtà una persona.
Il suo nome? Josef Mengele, detto anche “L’Angelo Della Morte”.
Lui, uno Shangri La da raggiungere, lo aveva, ed era quello di diventare un medico che la storia avrebbe ricordato per le sue scoperte.
Ahimè, a suo modo, ci riuscì.
Convinto sostenitore dell’ideologia nazista, divenne il medico del campo di concentramento di Auschwitz, ed era la persona che, all’arrivo dei treni dei deportati, aveva il potere non di firmare assegni, ma di decidere, in un battito di ciglia, chi sarebbe stato destinato al lavoro, chi ai suoi esperimenti e chi alla camera a gas.
Noto per i suoi sdoppiamenti di personalità, che lo portavano da atteggiamenti comprensivi verso i deportati che riteneva interessanti per i suoi studi (lui non intendeva imbrogliare…), fino alla violenza più efferata quando, invece, non gli servivano più, divenne famigerato per i suoi studi sui gemelli, le sue sperimantazioni su cavie umane, e la crudeltà con la quale uccideva, mediante calci e percosse, colpi di pistola ed iniezioni di fenolo, i prigionieri che non rispondevano alle caratteristiche che cercava, oppure che non erano più in grado di essergli utili (…ma di sangue sul muro ne ha sparso parecchio).
Dopo la fine della guerra fu, con ogni probabilità uno degli utilizzatori di ODESSA, che gli fece avere, mediante il comune altoatesino di Termeno (Tramin), documenti falsi riportanti il nome di Helmut Gregor, con i quali si imbarcò dal porto di Genova per arrivare, guarda caso, in Paraguay, proprio a Nueva Germania, dove rimase per tanti anni, prima di spostarsi a Buenos Aires e poi in Brasile (dove poi morì all’età di 67 anni), sfuggendo al processo di Norimberga ed alla sicura condanna a morte (quelli sì, che erano motivi validi per non restare ad affrontare le conseguenze prima, e per non mandare cartoline dal Paraguay dopo).
Ma le mie sono semplici supposizioni ed interpretazioni, dettate dalle analogie di questi fatti con parte del testo della canzone, e dal risaputo ribrezzo, da me ampiamente condiviso, del Nostro per questi “bravi ragazzi”, che perseguitarono pure suo padre, facendolo lasciare la natia Ungheria per il Regno Unito.
La spiegazione ufficiale rimane quella di MK, da me riportata precedentemente in questa relazione.


Postcards from Paraguay

One thing was leading to the next, i bit off more than i could chew.
I had the power to sign the cheques, it wasn’t difficult to do.
I couldn’t stay and face the music, so many reasons why
i won’t be sending postcards from Paraguay,
from Paraguay,
from Paraguay.

I robbed a bank full of “dinero”, a great big mountain of dough,
so it was: “Goodbye, companero”, and: “Cheerio”.
I couldn’t stay and face the music, so many reasons why
i won’t be sending postcards from Paraguay,
from Paraguay,
from Paraguay.

I never meant to be a cheater, but there was blood on the wall.
I had to steal from Peter, to pay what i owed to Paul.
I couldn’t stay and face the music, so many reasons why
i won’t be sending postcards from Paraguay,
from Paraguay,
from Paraguay.


Lyrics

Cartoline dal Paraguay

Una cosa portava a quell’altra, e io ho avuto troppe pretese.
Avevo il potere di firmare assegni, non era difficile farlo.
Non potevo restare ad affrontarne le conseguenze, tutte ragioni per cui
non manderò cartoline dal Paraguay,
dal Paraguay,
dal Paraguay.

Ho svaligiato una banca piena di “dinero”, un’autentica montagna di grana,
così ho detto “Arrivederci, companero”, e “Tanti saluti”.
Non potevo restare ad affrontarne le conseguenze, tutte ragioni per cui
non manderò cartoline dal Paraguay,
dal Paraguay,
dal Paraguay.

Non ho mai inteso essere un truffatore, ma c’era sangue sul muro,
così ho dovuto rubare a Pietro ciò che dovevo restituire a Paolo.
Non potevo restare ad affrontarne le conseguenze, tutte ragioni per cui
non manderò cartoline dal Paraguay,
dal Paraguay,
dal Paraguay.




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