Questo ritorno alle origini personali, più che musicali, spiazza un po’ il pubblico che lo segue ormai con fede indiscussa da quasi 20 anni. L’album è ricco di richiami alla musica popolare celtica: fisarmoniche, arpe irlandesi, djembe, bouzouki (una sorta di mandolino irlandese), fischietti e flauti etnici. La chitarra di Mark Knopfler rivaleggia con strumenti nuovi, e pur mantenendo la supremazia si inserisce in un tessuto sonoro profondamente diverso. Anche i ritmi sono molto più rilassati, tendenti all’andante più che al brillante o al brio. Imelda sembra voler proseguire nel solco rock tracciato da Money for nothing, ma tracce come I’m the fool, Je suis desolé, Darling pretty propongono un Mark molto più rilassato, quasi acustico, come se si fosse disfatto di fascia e polsini e avesse ritrovato un se stesso meno frenetico. Vic and Ray scorre quasi silenziosa, la voce di Mark si limita a sussurrare il testo (molto criptico) su un tappeto sonoro tessuto soprattutto dal piano e dalla chitarra: è questa la canzone che meglio rappresenta l’album e i suoi nuovi suoni. Le vendite non sono quelle degli album dei Dire Straits (solo 1.600.000 di copie vendute), e non tutta la critica gli è favorevole, ma nel complesso il disco è ben riuscito, soprattutto dal punto di vista artistico. Ed è ciò cui aspira un Mark Knopfler stanco di compiacere le grandi platee e felice di tornare ad accarezzare le sue inclinazioni musicali prima delle case discografiche. Come detto, i testi di questo album sono piuttosto oscuri. Tra le canzoni più rappresentative, Darlin pretty è la traccia d’apertura. La canzone ha una struttura armonica molto semplice e un testo incentrato sull’amore ideale, quello per una donna che ama il suo uomo fino ma riscattarlo dalle pene e dalle delusioni di una vita. Imelda ripropone la chitarra distorta di Mark in pieno stile Money for nothing, ed è forse la più rock e la più straitsiana delle canzoni dell’album. Il testo racconta delle stravaganze di una donna vanitosa ed eccentrica, che riesce solo a farsi deridere per i suoi eccessi. I’m the fool è forse la canzone con il testo più ispirato del disco. Nel testo l’autore giunge alla consapevolezza di tutti i suoi sbagli di gioventù, ammette di aver deluso se stesso e le persone che lo hanno amato. Ammette di non essere Superman, ma solo lo stupido che non avrebbe mai pensato di essere.
Are we in trouble now e A night in summer long ago sono due ballate romantiche, dense di sentimenti e trasporto per una figura femminile ideale. Con la frase "There is no knight i would not kill to have my lady's hand to kiss" Knopfler rivela un anelito romantico ancora puro, pur dopo tutti gli amori delusi o deludenti raccontati sin dai tempi di Making Movies.
Formazione
Mark Knopfler - Chitarra, Voce
Richard Bennett - Chitarra
Guy Fletcher - Tastiera
Chad Cromwell - Batteria
Jim Cox - Pianoforte
Glenn Worf - Basso
Paul Franklin - Pedal steel guitar
Steve Nathan - Fisarmonica, Tastiera