Coraggiosa
favola ecologista, filmata in Scozia nel 1983 da Bill
Forsyth (Gregory’s
girl, Comfort and Joy), con un budget limitato, utilizzando un cast
privo di superstar Hollywoodiane (ad esclusione dell’ormai
settantenne Burt Lancaster), e rinunciando totalmente ad effetti
speciali (era l’anno di “Terminator”, ad esempio), Local Hero
venne proiettato, nei migliori dei casi, in piccole sale, o in
Cineclub scarsamente affollati, e venne ignorato dal grande pubblico.
Eppure questo piccolo, ma emozionante, film può ormai essere
annoverato, senza tema di smentita, nella ristretta schiera dei film
“cult”.
Centinaia
di fans da tutto il mondo raggiungono ogni anno, in una sorta di
pellegrinaggio “sensoriale”, le locations principali del film (il
villaggio di Pennan, la spiaggia di Camusdarach e la chiesetta di
Lochailort). Con sistematicità quasi scientifica posano innanzi alla
cabina telefonica rossa, o alla placca celebrativa del film, che, nel
1996, venne apposta, alla presenza anche di Mark Knopfler (autore
della colonna sonora) sul muro della locanda “Pennan Inn”
(all’interno della quale è stato approntato un angolo celebrativo
delle riprese). Armati di macchine fotografiche, cercano, con sguardo
sognante, qualche traccia della capanna di Ben sulla spiaggia, e poi
si voltano, nella speranza di scorgere la chiesetta bianca. Infine,
alcuni salgono la collinetta della chiesa, e si arrampicano
pericolosamente, per vedere oltre le vetrate.
Quali
sono dunque i “segreti” di questo film, che hanno permesso che
diventasse quasi “leggendario”, che la British Academy of Film &
Television Arts gli assegnasse, nel 1984, il premio come migliore
regìa (concorrevano James Ivory, Martin Scorsese e Sidney Pollack),
che un sondaggio della rivista specializzata “Time out” lo
posizionasse al 51° posto nella classifica dei film britannici più
belli di tutti i tempi, e che il British Film Institute lo
accreditasse addirittura al 37° posto tra i film britannici più
importanti del XX° Secolo?
Una
delle chiavi di lettura di questo trionfo postumo sta sicuramente
nella sceneggiatura dello stesso Forsyth (che fu premiata al primo
posto dalla National Society of Film Critics nel 1984),
apparentemente banale a uno sguardo superficiale, ma in realtà
antesignana del “No global”, e accuratamente premonitrice di
conflitti che viviamo anche oggi, e, purtroppo, anche nel nostro
paese: lo scontro tra i poteri economici forti e la salvaguardia
dell’ambiente, la scelta tra il denaro onnipotente e i piccoli,
grandi doni della vita di tutti i giorni. Uno screenplay, con qualche
spruzzata di humor molto britannico, e alcuni tratti fortemente
simbolici (il telefono della cabina che squilla a vuoto, l’arrivo
dell’aurora boreale, un costoso orologio che finisce sommerso, un
top manager messo in difficoltà da un pugno di sabbia), che fornisce
anche un’opportunità unica allo spettatore: quella di proclamare,
tra gli interpreti del film, il PROPRIO “Hero”, seppur,
apparentemente individuabile di default nell’anziano e
disinteressato Ben, che vive, in perfetta solitudine, in una capanna
sulla spiaggia.
Ognuno
quindi sceglierà istintivamente il proprio “Hero”: Io l’ho
fatto. Qualcuno eleggerà la misteriosa Jenny
Seagrove
(Marina),
il cui unico desiderio è la realizzazione di una riserva naturale.
Altri opteranno per il compassato impiegato Peter
Capaldi
(Oldsen), che di Marina naturalmente si innamora. O magari per Burt
Lancaster
(Felix Happer), il magnate del petrolio incantato dall’astronomia,
che vorrebbe distruggere Ferness, per costruire l’ennesima
raffineria. Oppure sceglieranno Peter
Reigert
(Mr. McIntyre), il finto scozzese, elegante e determinato executive
yuppie, che si emozionerà per un’aurora boreale, e proporrà poi
uno scambio di vite a Denis
Lawson
(Gordon Urqhart). O addirittura quest’ultimo, il locandiere
tuttofare, che tratta con gli americani in nome della comunità, o,
infine, sua moglie Jennifer
Black
(Stella), felice e passionale casalinga?
Sicuramente
un altro punto forte del film furono le splendide locations, filmate
dall’incredibile fotografia di Chris
Menges
(Urla del silenzio, Mission). Il paese “da comprare e abbattere”
fu individuato in Pennan, un bianco, isolato, e meraviglioso
villaggio di pescatori, situato sulla costa nord di Aberdeen, e
l’unica variazione necessaria fu lo spostamento di qualche metro
della mitica cabina telefonica rossa, mentre le scene in interno
della locanda furono filmate presso lo Ship Inn di Banff. La capanna
del saggio Ben venne “costruita” sulla meravigliosa spiaggia di
Camusdarach, un luogo da sogno situato a ovest della Scozia, nei
pressi di Arisaig e Morar, mentre le scene girate all’interno della
Chiesa vennero girate presso Lochailort, nella chiesetta “Our Lady
of the Braes”. La chiesetta bianca colpì enormemente Forsyth, che
decise di realizzarne una riproduzione in cartongesso proprio sulla
spiaggia, per alcune scene del film.
Infine,
dulcis in fundo, il regista Forsyth e il leggendario produttore David
Puttnam
(Momenti di gloria, Urla del silenzio, Fuga di mezzanotte, Mission)
individuarono il curatore/autore della colonna sonora, e la scelta
cadde su Mark Knopfler. Mai scelta fu più indovinata. Con musicisti
di primissimo piano (John Illsley, Tony Levin, Hal Lindes, Terry
Williams, Alan Clark, Mike Mainieri, Nel Jason e altri) Knopfler si
dimostrò geniale, e compose la colonna sonora perfetta. Dedicò una
cura profonda alla realizzazione dell’opera, ponendo
altruisticamente se stesso e la sua grande musica al servizio del
film, componendo brani originali, che magnificamente completavano
quanto filmato da Forsyth. Compose, tra le altre, “Wild theme”
(tre versioni nel disco), un brano passato alla storia della musica, che suona immancabilmente nelle orecchie di chiunque ami il film.
Affidò all’amico Gerry Rafferty un brano cantato.
Intelligentemente, inserì, per una lunga scena del film, anche un
“Ceilidh” (danza e musica di origine Gaelica), che fu suonato da
Alan Clark (che appare nel film), insieme al gruppo estemporaneo
degli Acetones.
Mark Knopfler, con la sua opera, dimostrò tutta la
sua grandezza, fornendo un contributo assolutamente fondamentale al
film, rendendolo commovente ed indimenticabile. Non potrete vedere
alcune scene (la partenza di McIntyre dalla spiaggia, ad esempio),
ascoltando certe musiche, senza sentirvi emotivamente coinvolti.
Un
grande film, quindi, che ha segnato un’epoca, e la storia di molti
di noi. Una favola per coloro che vogliono sognare un mondo pulito,
che amano raccogliere conchiglie, ascoltare buona musica con gli
amici, godere degli spettacoli della natura, correre a piedi scalzi
su una spiaggia infinita, inseguendo i gabbiani. Insomma, emozionarsi
veramente.