di Marco Petrozzi
John Edward Illsley nasce a Leicester il 24 giugno 1949. E’ uno dei quattro membri fondatori dei Dire Straits. John trascorre la sua infanzia a Little Bowden, frequentando la Bromsgrove School e giocando con gli amici sul fiume Jordan, nel Worcestershire. Con la maggiore età si trasferisce al Further Education College, vicino a Kettering nel Northamptonshire, e subito dopo comincia a lavorare come apprendista in una ditta di legname. Completati gli studi a Kettering, si trasferisce al Goldsmiths College di Londra, dove studia sociologia. Nello stesso tempo gestisce un negozio di dischi con la sua ragazza. E’ in questo periodo che conosce David Knopfler: siamo nella prima metà degli anni ’70, quando lui e David condividono una stanza alla Farrer House, nel sud-est di Londra. All’epoca Mark suona con il gruppo dei Cafè Racers. John racconta di averlo conosciuto quando una mattina si alza per preparare il tè e la colazione, e trova un ragazzo riverso sul pavimento con una chitarra in braccio, la testa appoggiata a una sedia e le gambe immerse nei mozziconi di sigaretta: immediatamente intuisce che quel tipo così bizzarro è il fratello del suo coinquilino. Nasce una grande amicizia che durerà per 40 anni.
Chiamato a sostituire l’allora bassista dei Cafè Racers a causa di una banale influenza, John entra stabilmente a far parte del gruppo. Lo stesso Mark Knopfler trova un’intesa umana e musicale con John e così decide di trasferirsi con lui e con David alla Farrer House. Nel ’77 anche Pick Withers viene chiamato a completare il gruppo, che comincia a provare le canzoni di Mark. Di lì a poco il gruppo cambia nome e sceglie di ribattezzarsi Dire Straits, a causa delle gravi ristrettezze economiche in cui i quattro ragazzi si dibattevano per portare avanti le loro ambizioni musicali.
John mette a disposizione la sua automobile, e così il gruppo comincia a spostarsi per eseguire piccoli e sobri concerti nei locali londinesi, suonando per compensi a dir poco ‘simbolici’. Nel ’77 John, Mark e compagni registrano le prime cinque canzoni in un album dimostrativo che viene immediatamente notato da alcuni discografici. Nel ’78 i Dire Straits sono sotto contratto con la Polygram-Vertigo e pubblicano l’omonimo, storico primo album.
Il successo e la popolarità della band aumentano di anno in anno. John viene particolarmente apprezzato anche per la sua preparazione musicale e tecnica con il basso. Nel 1980, tuttavia, alcune incomprensioni tra i due fratelli Knopfler portano alla rottura della storica amicizia. David esce dal gruppo, ma John non ne condivide le ragioni e si schiera accanto a Mark. Così sceglie di restare nella band come bassista co-fondatore, accanto a quello che ormai ne viene riconosciuto come capo carismatico. David invece intraprenderà la carriera solista con alterne fortune.
Nel 1984, anno che precede l’uscita di Brothers in Arms, John pubblica un album da solista (con la collaborazione di Mark Knopfler alla chitarra): l’album si intitola Never Told a Soul, ma riceve un’accoglienza piuttosto tiepida dalla critica e dal pubblico.
Nel 1985 esce Brothers in Arms, l’album di maggior successo del gruppo con 35 milioni di copie vendute (uno dei più venduti dell’intera storia del rock). Sono anni intensi, ma sfibranti. Il lungo tour mondiale, i numerosi eventi di beneficenza (il progetto Ferry Aid dell’87, il concerto in onore di Nelson Mandela nell’88, e molti altri), la promozione della successiva raccolta Money for Nothing e i continui inviti televisivi stancano i membri del gruppo e li costringono a lunghi periodi lontano da casa. Quando il clamore si decanta, Mark e John decidono di fermarsi qualche anno per riposare. E’ in questo periodo che John esce con il suo secondo lavoro da solista intitolato Glass (1988), registrato in collaborazione con Mark. Questa volta l’album segna un maggior successo di vendite anche grazie all’originalità dei brani.
Mark a sua volta si dedica a un progetto country-rockabilly con il suo vecchio amico Steve Phillips e i Notting Hillbillies. Nel 1991, a sei anni da Brothers in Arms, i Dire Straits escono con il loro ultimo album in studio, intitolato On Every Street. La formazione è notevolmente rimaneggiata rispetto agli esordi, Mark e John sono gli unici due membri-fondatori presenti nel gruppo. L’album viene accolto molto bene dal pubblico, anche se non trionfalmente come il precedente. Anche questa volta il gruppo parte per un massacrante tour attorno al mondo: è questa l’esperienza che porta Knopfler all’alienazione completa. L’intera macchina Dire Straits è ormai diventata un’azienda colossale, che sfugge al controllo di Mark e che ormai poco ha a che fare con il comporre e suonare musica. Nel ’95 Mark Knopfler scioglie la band.
John accetta la decisione di Mark, i due restano grandi amici. Dal 1995 John si occupa prevalentemente di pittura (ha esposto i suoi lavori per la prima volta nel 2007 alla Nevill Keating McIlroy Gallery, riuscendo anche a venderne alcuni tramite internet). Rispolvera il suo vecchio Fender Jazz del ’61 solo nel 2002, quando accetta di suonare nuovamente con Mark in una serie di concerti di beneficenza, poi ancora nel 2006 quando partecipa alla tournée dei Cunla, gruppo folk irlandese conosciuto in un pub di Leicestershire con cui incide anche l’album Live in Les Baux de Provence nel 2007. L’anno successivo John collabora con il cantautore Greg Pearle e registra un album di inediti dal titolo Beautiful You, in cui suona anche la chitarra. Seguono ulteriori due album da solista che lo vedono prevalentemente impegnato alla chitarra e alla composizione dei brani: Streets of Heaven esce nel 2010, Testing the Water nel 2014. Tra i due lavori, precisamente nel 2012, John appare in tv per presentare il film-documentario "Guitar Stories: Mark Knopfler" su Sky Arts. In questa produzione John intervista Mark chiedendogli di presentare le sei chitarre più importanti della sua imponente collezione (si dice che ne abbia circa 70).
Il documentario esce a distanza di un solo anno dalla fine di una dolorosa esperienza di vita che lo stesso John rivelerà al grande pubblico soltanto dopo ulteriori due anni: si tratta di una malattia, la leucemia linfatica, contro cui John lotta -e infine vince- dopo 15 anni di cure.
E’ il 1999 quando John si sottopone a un semplice controllo medico. Tutti i parametri vitali e i valori ematici sono in perfetto ordine, anzi risultano migliori della media della popolazione. I medici si congratulano con lui, ma un solo valore, quello dei globuli bianchi, è sospettosamente alto. Non avendo avuto recenti febbri o infezioni, John si sottopone a ulteriori indagini diagnostiche presso l’University College Hospital di Londra. Il semplice accertamento riserva invece un verdetto tragico: John risulta affetto da leucemia linfatica cronica (LLC), che viene diagnosticata in circa 3mila persone ogni anno nel Regno Unito. Una proporzione pari al 3% di tutti i tumori. In questa forma leucemica il midollo osseo produce troppi globuli bianchi, e il sovrannumero determina disfunzioni sistemiche come ingrossamento dei linfonodi, perdita di peso, febbre persistente, infezioni. “I remember sitting in the doctor’s office with my wife and being told that I had cancer” dice John. “I asked for the bottom line and bluntly the doctor said I probably had ten years left. I have to say that brought me up quite short. I appreciate that you can’t scatter fairy dust, but I felt there had to be some options”. (Ricordo di essermi seduto nella stanza del medico con mia moglie, e ci hanno detto che avevo il cancro. Ho chiesto quanto tempo mi rimanesse, e senza mezzi termini il medico ha detto che probabilmente avevo ancora dieci anni. Mi è sembrato un tempo abbastanza breve. Mi rendo conto che non si possono chiedere miracoli, ma ho sentito che ci dovevano essere alcune opzioni di cura).
John affronta la malattia con coraggio e discrezione, senza rivelare nulla agli amici e ai parenti più lontani. Secondo i medici, il decorso sarà tale da consentirgli di vivere ancora molti anni senza cure chemioterapeutiche e mantenendo una buona qualità della vita. Infatti normalmente la LLC ha esordio tardivo e un decorso molto lento. La prognosi, tuttavia, peggiora inaspettatamente: dopo soli due anni l’emocromo rivela precoci segnali di aggravamento. A quel punto John comincia le infusioni di chemioterapia. Siamo nel 2002, e John è invitato a al Shepherd’s Bush Empire per un evento benefico. Vi prende parte con trasporto, senza rivelare a nessuno dei vecchi amici di aver fatto la prima infusione di chemio soltanto 24 ore prima.
Il rapido declino delle sue forze lo costringe però a informarsi sui trattamenti alternativi, e così si imbatte negli articoli del professor Terry Hamblin, pioniere della ricerca sulle cellule staminali. Intanto continua i cicli di chemio, praticando un’infusione ogni tre mesi. “Well, I got a bit thin, but I just said I had cut down on the beer. I didn’t lose my hair, so I didn’t look as though I had cancer” ricorda John. I capelli non gli cadono, ma perde visibilmente peso e negli anni comincia ad avvertire una forte stanchezza, tanto da giungere a non riuscire nemmeno a salire le scale. Così racconta delle sue condizioni agli amici più cari, in vista dell’esito peggiore. Mark resta molto colpito, ma concorda sulla scelta di mantenere un basso profilo.
Nel corso degli anni la malattia si aggrava, e secondo i medici l’aspettativa di vita è ormai di solo un anno. E’ il 2011, e John ricorda così quel periodo: “I’m not one to wallow in self-pity. Of course I sometimes got ‘poor me’ syndrome because you feel very vulnerable. Everything was an effort. I suffered from pains in my arms as a result of the second round of chemotherapy and couldn’t tour because they hurt so much” (Io non sono tipo da sguazzare nell’autocommiserazione. Certo, a volte mi sono sentito vittima delle circostanze, perché ci si sente molto vulnerabili. Tutto era uno sforzo. Ho sofferto di dolori alle braccia come risultato del secondo ciclo di chemioterapia, e non potevo camminare dal dolore).
A questo punto John si fa coraggio, rivela la sua condizione e chiede alle persone più care di sottoporsi a un controllo per individuare eventuali donatori di midollo compatibili. E’ l’ultima opzione rimasta per curarsi. Dagli esami risulta che Pat, sorella quasi settantenne che vive in Cornovaglia, risulta compatibile. Prelevato il midollo della sorella, John viene sottoposto a infusione endovenosa per circa due settimane. Durante questo periodo, i medici non possono fare alcuna prognosi circa la riuscita dell’intervento, e le settimane trascorrono in modo lento e angosciante per il paziente. “It took two painfully slow weeks to know whether the operation had worked” (Ci sono volute due settimane dolorosamente lente per sapere se la cura aveva funzionato).
La preparazione all’intervento richiede ulteriore sacrificio. “All my hair fell out this time. Suddenly I looked a lot older. But prof. Gribben walked in one day and congratulated me. I was apparently 98 per cent female. Great! I was as bald as a coot and mostly woman” (Questa volta ho perso tutti i miei capelli. Improvvisamente mi vedevo molto più vecchio. Ma il prof. Gribben entrò un giorno nella mia stanza e si congratulò con me. A quanto pare ero donna al 98% ed ero calvo come una folaga. Grande!).
Quando John esce dall’ospedale, buona parte del nuovo album Testing the Water è già composta. Secondo il periodico web inglese Mailonline (17 maggio 2014), la canzone Railway Tracks è stata composta da John in ospedale nel gennaio del 2011, durante uno dei ricoveri imposti dai medici. “I know how lucky I have been in finding a tissue match within my family” dice John. “There are thousands of others who rely on the kindness of strangers for this life-saving treatment” (Sono stato fortunato a trovare un donatore compatibile all'interno della mia stessa famiglia. Ci sono migliaia di persone che si affidano alla sensibilità degli altri per questo trattamento salvavita).
Attualmente John vive nell’Hampshire con i suoi quattro figli e con la seconda moglie Stephanie. I due figli più piccoli sono Herry, di 23 anni, e Dedee, di 21. E’ proprietario di un pub chiamato East End Arms, noto per essere stato recensito dalla critica specialistica come uno dei migliori cinquanta locali inglesi. E’ inoltre proprietario associato di due hotel (il Master Builder's House e il George Hotel, quest’ultimo sito nell’isola di Wight).